venerdì 7 dicembre 2018

Ma Va Tutto Bene

E mi tengo un po’ tutto dentro, raccontare ad altri ciò che faccio e come mi sento non ha senso, da quando ho perso il mio unico amico vero, tutto ciò è diventato solo una perdita di tempo.  
Tutti mi vogliono bene, e basterebbe una chiamata, ma quando scrivo a qualcuno un messaggio o un semplice “come va?” La gente mi risponde annoiata, o almeno quella è l’impressione che mi dà. 
A volte, vorresti che fosse la gente a cercarti, scriverti di punto e bianco e domandarti: 
“Come va? Tutto bene? Che mi racconti? Cosa succede in città?” e tu rispondi tutto felice, anche se sei triste, perché era quello che volevi che qualcuno ti stesse a sentire. 
Ma va tutto bene, di giorno piove e la meteoropatia ti rende una persona migliore.
Ma va tutto bene, la notte adesso si dorme perché hai iniziato a prendere più sul serio il fatto di andare a lezione.
Ma va tutto bene, anche se ciò che avevi costruito negli anni sta cadendo a pezzi come coriandoli.
E dire che qualche anno fa, avevi giurato su te stesso che questa realtà non sarebbe cambiata, anche dopo la prima laurea, e adesso ti ritrovi a rifiutare anche di fumare un po’ di marijuana, che poi non è che non la fumo, è che ho iniziato a dire no più spesso da quel maledetto giorno di luglio, un po’ per difesa o un po’ per crescita, ma quella quella cosa mi è rimasta impressa. 
E adesso che la fuori quella strada è più buia del solito, quando rientro la sera ancora mi giro a sinistra, illuso di intravederti dalla finestra, vorrei bussare e tardare un altro po’ e fermarmi a parlare, e raccontarti che l’università è più difficile di prima, che sto avendo un discreto successo con gli spettacoli di poesia, che poi successo è una parola grossa, diciamo che quando leggo qualcosa c’è qualcuno che l’ascolta e poi mi fa i complimenti più di una volta, tu avresti riso e mi avresti detto se scrivendo poesia almeno un po’ di più si scopa, e ti avrei raccontato di quella tipa con cui sono stato, magari senza entrare nel dettaglio perché c'era tua figlia piccola seduta al tavolo.
Ma va tutto bene.
Ma va tutto bene.
Tutto bene ma va.
Tutto bene ma va .
Tutto bene?
Ma va.



Maister


giovedì 25 ottobre 2018

Lo Zucchero nel Caffè

Sollevo ipotesi, come fossero pesi, culturismo, ne definisco ogni forma, trasformismo, come in politica, ma non ne ho mai capito molto, io pensavo alla trasformazione del corpo, appuro, e poi spingo e butto giù, come il sumo.
Solo a casa, riscaldo la pasta al sugo, che mi ha lasciato mia mamma, quando sono sceso lo scorso fine settimana, e conto i giorni che mi separano dal tornare giù da lei e dormire nella mia stanza, svegliarmi senza sveglia, ma con la sua voce la domenica, che mi dice che è tardi e in realtà sono solo le otto e mezza.
Il caffè è caldo, è uscito pochi secondi prima che io scendessi dal letto, non ho mai capito come ci riesca, e a dir la verità, non so nemmeno come faccia, a non sbagliare mai a mettere lo zucchero, grazie mamma.
Vorrei che la vecchiaia per arrivare a te ci mettesse anni, anzi no, vorrei non invecchiassi mai, come farei se te ne andassi e non trovassi più le tue torte che mi hanno fatto ingrassare e che ora me le ritrovo tutte sui fianchi, come le tue mani, quando da bambino mi prendevi in braccio e mi facevi volare, tra quelle nuvole che prima non sembravano così lontane, adesso quelle mani le sento sulle mie spalle, e sento il peso del tempo e del tuo palmo che quando lo appoggiavi sulla mia spalla era all’altezza del tuo fianco, mentre ora per arrivarci devi stendere il braccio, sono diventato alto ma non significa essere diventato grande, ti prego, domani sera quando rientro, cucinami l'arrosto con le patate, sono ancora sopra il pullman ma il profumo già lo sento e mi sta venendo fame.


Maister

martedì 11 settembre 2018

Io, Lei e un Gin Tonic




Sai coniugare il verbo, coniugare?
Io ti coniugo, come il verbo amare.
Se rifletto, io ti ho amato.
Ma lo specchio è opaco e forse ho sbagliato, come a scuola durante le interrogazioni di italiano.
E su questa strada cala la nebbia, io accendo li abbaglianti così si fa più intensa.
La notte mi sta dicendo che non devo ancora tornare a casa, passo dal bar in piazza, ordino da bere, mi sento stanco ma galleggio, come il ghiaccio nel mio bicchiere.
Ordino un altro cocktail, un Gin Tonic ma sta volta usa l'Hendrick's, per favore.
Il barman mi guarda e mi chiede, se voglio qualcosa da stuzzicare, dammi delle olive e delle arachidi da sgranocchiare.
E mentre mangio e bevo, vedo lei entrare dalla porta di vetro, vorrei essere il vento che la sbatte e la frantuma, forse l'alcol sta facendo effetto, e forse io ancora provo un po’ di affetto, come quando in macchina coi sedili reclinati, urlavamo ad una Luna piena i nostri gemiti ed i nostri ululati.



Musica: Come Alive - Foo Fighters
Chitarra: Floriano Rizzo
Violino: Costanza Rizzo
Voce: Antonio Esposito


Radio Poesia è un progetto che nasce in una sera d'estate, vicino al mare, tra una birra e l'altra.
L'intento?

Niente di particolare, solo farci sentire e raccontarci attraverso la musica e le parole.



domenica 22 luglio 2018

Ritorno a Casa (Com'è Andato il Viaggio?)

Boicotterei Trenitalia e la FSE per te, se solo mi convenisse, maledetta distanza che non si smentisce, la malinconia viaggia su quei binari, in quei vagoni con quei sedili poco pratici, le scritte coi pennarelli raccontano di amori passati, chissà se alcuni di loro si sono salvati, fuori dal finestrino il paesaggio scorre come quando sei seduto al cinema, sembra un film con un solo piano sequenza.
Vincerei l’Oscar per la sceneggiatura e la regia, e ne darebbero uno pure a te se avessi accettato di essere la protagonista, adesso quel ruolo è vuoto anche se importante, non c’è la fila fuori ma ogni tanto qualcuna si presenta alle audizioni, non è che non siano adatte è che sono meglio come comparse, e cerco le tue gambe nelle gonne di altre, e cerco la tua lingua, la tua voce, le tue labbra nelle bocche di altre ragazze per ritrovare alcune parole che sembrano scomparse.  
La stazione non è così lontana, ho appena scritto “sono quasi arrivato” a mia mamma, che è già da un’ora dietro quella linea gialla mentre mio padre sta ancora cercando un parcheggio non a pagamento per la macchina.
E “com'è andato il viaggio” è solo una domanda, l’importante è che io sia ritornato a casa, tra quelle vecchie mura che odorano di relax, mi sto già immaginando sul divano a giocare alla Playstation in tutta tranquillità.
Ed il silenzio qui non mi fa paura, riesco pure a stare senza musica, ed è difficile immaginarmi senza cuffiette alle orecchie, io che faccio a piedi la via più lunga solo per metterle, ed il tempo qui scorre più lento, e anche se sono in vacanza mi sveglio presto, questo “è il blues del sabato mattina, non hai la sveglia ma ti svegli prima” come diceva Mecna in Le Cose Buone, che quando la sento mi mette sempre di buon umore.
E mentre sto fantasticando, sento un annuncio che dice “ci scusiamo con i viaggiatori ma il treno farà un leggero ritardo”, e penso che forse boicottare Trenitalia e la FSE non sarebbe poi così sbagliato. 



Maister




























venerdì 13 luglio 2018

Iceman 69

Ti cerco tra le forme delle nuvole, ho mille domande tutte riferite a quella notte, dove sei tu che riuscivi sempre a strappare un sorriso, tu che facevi uscire il sole, anche se fuori era grigio, com’è che ti sei spento così all’improvviso, noi che pochi mesi fa parlavamo della scomparsa di un altro caro amico. 
Tu sei mio zio, ma sei stato molto di più, un fratello maggiore, il primo amico, il primo a cui dissi “ho fatto per la prima volta l'amore", e com’eri contento, quando passavo da te e ti raccontavo cosa mi stava succedendo, tu rispondevi con la tua esperienza e le tue storie così assurde, che se non avessi avuto conferma da terzi non le avrei creduto vere tutte. 
Avevi girato il mondo a bordo del tuo camion, e chi ti ha conosciuto sa quando tempo ci hai dedicato, a tirare su una famiglia e non farle mancare nulla e a tenerla unita, e il tuo soprannome un po’ ti rispecchiava, Iceman 69, freddo come il ghiaccio che si scioglie quando c’è l'amore. 
E com’eri felice quel giorno che avevo tutti gli occhi addosso, quel giorno in cui mi misero la corona d’alloro, eri l'animale da festa di ogni ricorrenza, lo zio pazzo che almeno tutti hanno, e che dolore quella mattina, io ancora faccio fatica a credere alla notizia. 
E dove andrò la notte dopo il lavoro? 
A chi racconterò tutte le volte che non sono stato sobrio? 
Quando sentirò nuovamente la tua voce, chiamare il mio nome. 
Quando sentirò la tua mano sulle mie spalle, e dirmi “Auguri Antonio”. 
Ora la sedia è vuota ed il computer spento, a te che ci passavi davanti un botto di tempo, eri adulto ma ti piaceva giocare come i bambini alla Nintendo, tu che mi hai scaricato un sacco di film e di giochi per farmi contento, e mi ricordo, di quando ti chiesi di scaricarmi una canzone e in realtà era un porno, noi ci ridemmo su come facevamo sempre, come quando stavi sulla porta a fumare le tue sigarette e mi dicevi la prima cosa che ti veniva in mente. 
E non ci ho creduto fino a quando non ho visto il manifesto, fino a quando non ti ho visto steso su quello che non era un letto. 
Ora come farò, io ancora non ci credo che tu te ne sia andato per davvero. 
Ora come farò, quando mi laurerò di nuovo? 
Ora come farò, senza di te, quando arriverà il giorno del mio matrimonio. 
Questo vuoto non si colmerà mai, ho su gli occhiali da sole anche se fuori inizia già a piovere, e cerco le tue parole tra le gocce, di questo cielo che come me piange la tua morte. 




Maister

sabato 19 maggio 2018

Harakiri

Senti la ventola quanto fa rumore, va così forte che a momenti il computer esplode, ho tante finestre aperte ma non entra la luce del sole, sono qui davanti da un sacco di tempo e ho perso il conto delle ore.
Vorrei dormire ma mi esplode la testa, mamma toccami la fronte, non è la febbre sono i postumi della festa
Se sapessi le cose che ho fatto quella notte, se sapessi che le ho fatte anche altre volte, quante sostanze prese per diventare più forte, quando ho creduto di saper affrontare la morte, quando credevo di aver trovato l’amore, quella cosa mi ha dato una spinta, ho strappato la rosa bucandomi con l'unica spina.
Corrente che scorre e mi defibrilla, mi sveglio di colpo ed urlo tipo Godzilla.
Credevo di essere immortale, ho tirato così tanto la cinghia che la vena in rilievo sta per scoppiare, estraggo la lama e mi infilzo, vedo una luce ma non ne capisco l’utilizzo, non mi percepisco, cerco l’interruttore ma non sento nemmeno più il cuore, aumenta il calore.
Fossi nato nell'antico Giappone, sarei morto allo stesso modo ma con più onore, cadendo in avanti, il rituale dell'Harakiri non è solo quello dei samurai, la spada ce l’abbiamo entrambi ma dipende l'uso che ne fai.
Mi hanno detto di scegliere la vita, gli stessi sono poi finiti con l’eroina, senza ragioni, senza pensare prima, mi hanno salvato da una cosa che non può essere gestita.
Ho preso la matita e ci ho scritto una storia infinita, un viaggio cancellabile a bordo di un’onda schiva, memorie di cristallo di chi ha combattuto un demone senza uscirne vittima.














Maister









venerdì 13 aprile 2018

Soul of a Bluesman

Questa è la storia dello zio di un intero paese, che ci faceva ballare tutte le sere, aveva una voce così calda e tagliente, che ci accompagnava mentre si pensava a bere, e lo riconoscevi quando entrava nel bar perché ci diceva “ciao bastardi, ciao come va?”, e c'era sempre il pienone quando suonavi al Bonasciana, con il tuo rock, il tuo blues, il tuo soul, la serata era sempre perfetta. 
E mi ricordo di quella volta che ti accompagnai a casa, mi ricordo i tuoi aneddoti, di quando mi spiegavi che prima era difficile dire di essere un musicista al contrario di oggi, dei tuoi anni a studiare al conservatorio, di tutti i sacrifici per migliorare quel dono, quel dono che dicevi, ti avesse donato Gesù Cristo, ammesso che esista o che sia esistito. 
E mi ricordo delle sere al tuo chiosco, e mi hanno detto che di giorno diventava un rifugio, e su ogni parete c'era appeso un ricordo, e nonostante fosse piccolo era proprio un bel posto. 
Caro Zio Jessy, avrei voluto, che in un possibile futuro, tu suonassi al mio matrimonio, ma in una notte, così all’improvviso, ci hai lasciati come sempre senza parole, e la mattina tutto il paese aveva una fascia nera in segno di lutto. 
E da quel giorno il paese è diventato più buio, perché i vivaci colori che indossavi non li avrà più nessuno, e anche se non avresti mai appeso il microfono al muro, adesso da li non uscirà nessun suono e resterà muto. 
Niente potrà restituire la tua voce e il tuo carisma. 
Tricase è diventata più silenziosa dopo la tua scomparsa improvvisa.
Maister






Dedicata a Jessy Maturo, 
musicista tricasino, 
scomparso inaspettatamente.

Ciao Zio Jessy, 
sarai per sempre uno di noi




Chi era Jessy Maturo:
http://www.tricasenews.it/tricase-saluta-jessy-maturo-oggi-alle-1600-funerali/
https://www.youtube.com/watch?v=qPWBUheBgJw

mercoledì 21 marzo 2018

Fuga delle Idee al Contrario




Non sono io che sono storto ma il mondo.
E no, in questa frase non c’è nulla di profondo.
Mi stupisco sempre di più di chi predica bene e razzola male, come chi, mentre legge in spiaggia il giornale viene a sapere dell’inquinamento globale, e dopo che con cautela getta la sigaretta a terra, scrive su Facebook: “Bastardi, state sporcando il mio mare!”.
Che poi l'estate mi fa schifo al cazzo, notti a parte, che schifo quel caldo, col sudore che cola solo per prendere fiato, conta fino a dieci prima di iniziare con me un dialogo, te lo confermo sono distorto, come il tempo che passa lento durante uno sconforto, come quando mi servono tre giorni per riprendermi dall'ultimo hangover, mi trovi in game over, il mio fegato mi chiede se lo faccia per necessità o per dovere, nel dubbio rispondo che mi piace bere, come la passione che ci mette chi ama il suo mestiere.
Vuoi che continui? Sul serio? Io ci provo ma poi non dire che non te l'avevo detto, che se mi esprimo poi la gente fraintende e mi da del maleducato perché bestemmio.
Me lo dicono in continuazione.
Ma di che stiamo parlando dai?
Mai sentito la frase:
“Prendere la Fede con Imprecazione?”
Cambiamo discorso che è meglio.
Davvero vuoi sapere un paio di anni fa com'ero? Andavo all’università, ricordo che era un periodo pieno di felicità, che ha toccato l’apice quando vivevo in via Adige.
Ricordo, era un periodo divertente…Come? Vuoi già smettere? 
Non vuoi più sentirmi dire niente? Come? Ti sembro che parli come un uomo vissuto? Credo che tu ti stia sbagliando, credo che tu abbia preso un abbaglio…Ma come l'ho fatto nuovo? 
Mettiamo questa questione in chiaro. 
Non è che io parli come un uomo vissuto, è che ogni fatto che ti racconto me lo sono goduto.


Maister


mercoledì 14 marzo 2018

Un Lungo Calcio nell'Uretra



Ho trovato il tuo numero nel bagno di un autogrill, l’annuncio diceva “cerco qualcuno con cui guardare serie su Netflix”, mi sono detto: “tanto non ho nulla da fare, magari esco", così ti ho chiamato mentre stavo seduto sul cesso.
Drawing by Alexandra
Cercavo solo un po’ di compagnia, e anche tu, dalla voce si capiva, ma niente di più, appuntamento in centro come al solito, il primo saluto con il Duomo come sfondo, in cielo l'alba di un tramonto, dai facciamo presto e buttiamoci sul letto, prendo in mano il telecomando e inizio a smanettare per trovare il giusto canale, ma tu mi blocchi e mi dici “ci penso io, lasciami fare”, un po’ l’imbarazzo, un po’ duro come un sasso, passammo da una serie all’altra raggiungendo un traguardo, ore e ore a fare su e giù, sinistra e destra, torna indietro che non ho capito cosa diceva, alza ancora il volume, un po’ di più.
Ammetto, sono stato proprio bene, quasi quasi mi salvo il tuo numero in rubrica e ti richiamo una di queste sere, tu sorridi e mi dici “va bene, tieni il mio biglietto da visita, questa volta è gratuita, merito del tuo pene”, poi ti giri e prendi una bottiglia di vino e inizi a bere con nonchalance, dopotutto è il tuo mestiere.
Made by Ioeo
Qualcuno benedica, chi ti scalda per una notte il corpo, e ti abbraccia, facendoti sentire meno solo, perché il mondo pesa, e a volte sei costretto a soffrire e a tenertelo addosso, perché, come diceva un cavallo, la vita è solo un lungo calcio tirato nell'uretra, e quando torni a casa hai solo voglia di guardare uno show su gente amabile dove si vogliono tutti bene, e finisci a fare l’alba guardando serie su serie, sperando che alla fine di ogni giornata, come alla fine di ogni puntata, tutto torni apposto, ma non sarà mai così perché nella vita vera... ho già detto quella cosa lì dell'uretra?


Maister








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sabato 24 febbraio 2018

Pupazzo di Neve


Alla ricerca di un passato che non ricordo, viaggio tra i vicoli delle memorie ma non lo ritrovo, un periodo buio, un mondo sommerso che non viene a galla nonostante lo sforzo.
Mi chiedo se sia possibile ricordarsi tutto, mi rispondo “ci si ricorda di tutto ciò che si è vissuto” e allora perché non ho immagini o voci che mi facciano ricordare un passato che fa rima con la scuola elementare, forse il trasferimento per quanto bello ha segnato un trauma, forse mi sono sentito solo come nello spazio come un astronauta, e forse ho voluto spegnere le mie unità di memoria non salvando nulla, come quando giochi alla Playstation da ore e salta via la luce.
Un blackout, un medioevo, non era propriamente un periodo buio, non lo so, non ricordo nemmeno questo, forse non se n’è mai andato, forse anche io sono ancora nello spazio, eppure ricordo che un giorno appoggiai il piede sulla Terra ed è li che ho iniziato a respirare e a ricordare tutto senza l'aiuto di una maestra, anche prima lo facevo, solo che ero terrorizzato da un alone di mistero e appoggiavo il piede su un prato per poi rispiccare il volo come un albatros, l’atterraggio era scomodo, ma poi ci ho preso il callo.
Poi ho notato che una foto o un oggetto poteva aiutarmi a ricordare tutto ciò che era successo e ho cominciato a fare collezione di cose apparentemente senza senso.
La mia stanza è proprio come un museo, vieni entraci, non c’è bisogno di pagare il biglietto, se vuoi puoi restarci, ma se vuoi capirci qualcosa allora inizia ad ascoltarmi.
Ho un disturbo ossessivo-compulsivo nel conservarmi i ricordi, se sfogli tra le cartelle del mio computer li puoi trovare quasi tutti, mi basta guardare una foto e mi ritornano in mente certi odori, è una sensazione che può capitare a chiunque solo che molti non ne parlano e restano muti.
#avogado6
Ho paura di dimenticarmi ciò che ho vissuto, tutte le storie, le gite, i concerti,  tutto. 
Sta succedendo con la mia infanzia, ho ricordi bruciati, erosi, levigati, corrotti e mal salvati, ho fatto un backup salvando il possibile, come un bambino che conserva il suo pupazzo di neve nel freezer.




Maister